Pagina 12 - Il Tassello

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Il profumo degli inizi
Antonella
Per non parlare della cucina: finestre aperte e soffritto, e odor di minestra fatta con le ver-
dure fresche, che oggi difficilmente senti. O il profumo della cipolla che sfrigola o un buon
sugo fatto bene, tanti particolari che con la velocità dei nostro tempo abbiamo perso.
Ancora un pochino più indietro nel tempo, si ricorda la “sbozzolatura” al Vignone. Era la-
borioso, ma in questo caso non era gradevole il profumo, anzi.. una puzza forte che inondava
l’aria. I bachi venivano allevati nella case, in stanze adibite a quello scopo.
Disinfettavano la stanza, e per maggior sicurezza, per tradizione, mettevano anche una im-
magine della Madonna dell’Aiuto per tenere lontano i malanni dai bachi, perché sarebbe stato
un grave danno economico.
Verso maggio, si compravano dall’agricoltore le uova, che però chiamavano semenza: veni-
vano vendute a quarti di once, a secondo di quanto si voleva produrre o quando si aveva po-
sto e cibo. Vendevano della cartine con pizzichi di polvere nerastra che sembrava tabacco e ai
bambini sembravano formichine appena nate perchè la polverina, magicamente, si muoveva.
Una volta portate a casa, venivano sistemate su delle intelaiature in legno, con delle canne
incrociate. I piccoli bachi, nati dalle uova, venivano alimentati con le foglie “dul muón” (i gel-
si), ogni settimana andavano puliti per evitare malattie al baco, e costantemente, via via au-
mentando, si davano sempre più foglie da mangiare, fino ad arrivare al ramo, per farli crescere
bene in tutte le loro fasi di sviluppo fino al completamento del bozzolo. Ma come dimenticare
quell’odore così forte, che faceva venir voglia di non tornare a casa in quel periodo.
Con un sorriso riaffiora il bel clima del ritrovo serale nelle stalle: era lì perchè era l’ambiente
più caldo, anche se i profumi erano un po’ più forti, per via degli animali. Lì le donne cuciva-
no, chiacchieravano, qualche volta “risiávan”, spettegolavano, pregavano insieme il rosario e si
raccontavano storie e magari immaginavano il futuro...” Chissà come saremo tra cinquant’an-
ni.”
Bene eccoci qui al 2017...Buona continuazione!
Scrittori Liberi
La ballata del vecchio contadino
L
e origini
La città di Busto Arsizio era orribile anche nel lontano 1961, un luogo insignificante
dove le uniche cose che dovevano contare erano il lavoro e i soldi, nient’altro. Questo
pragmatismo (chiamiamolo così) ha tuttavia recato innegabili vantaggi a chi già la abitava e a
chi vi migrò in cerca di una vita migliore; tutti sappiamo che negli anni ‘60 c’era il boom econo-
mico e la nostra città era una realtà industriale molto solida, soprattutto nei campi meccanico,
edile e tessile, che offriva molte possibilità di avere un lavoro stabile e pagato il giusto. Questo
spinse una numerosa famiglia della bassa veronese a spostarsi dal luogo di origine fino a qui. Mi
rendo conto che oggi il tragitto Roverdo di Guà - Busto Arsizio fa ridere, ma dobbiamo pensare
ai mezzi e alle strade dell’epoca. La cascina venne trovata da mio nonno in una precedente ri-
cognizione.
La costruzione
Quando i Tognonato arrivarono alla Cascinetta (loro la chiamano Cassineta, il rapporto con la
lingua italiana è quello che è) il suo aspetto era diverso da quello attuale; c’era una specie di bet-
tola che fungeva da osteria, e il giorno di Pasquetta dalle campagne circostanti molti venivano
a mangiare il panino e a bere un bicchiere (forse qualcuno in più, ça va sans dire) di vino: era
l’embrione della successiva e attuale festa in Veroncora.