Pagina 14 - Il Tassello

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Sulla festa...
Che sia benedetta” è una canzone che parla della vita. Direte voi: ma che c’entra questa
canzone con il tema della “Festa”?
Presto detto: ci è stato dato il dono della vita e specialmente noi che viviamo in que-
sto spicchio di mondo occidentale dove il progresso, la civilizzazione ed il consumismo le
fanno da padrone, abbiamo il dovere di festeggiare ognuno dei giorni che viviamo e se, come
crediamo tutti, c’è un Dio dell’infinito, è necessario ringraziarlo con tutte le nostre preghiere.
Proviamo a pensare invece a chi sfortunatamente è nato in Africa, in America Latina, in
certe zone del sud-est asiatico o in qualche lontana periferia delle grandi metropoli, dove la
vita di tutti i giorni è un lusso che si guadagna con tanta fatica rischiando molte volte di non
farcela. Ci sarà sicuramente un Dio anche per loro ma… le preghiere sono soffocate dalla
fame, dalle guerre, dalle malattie o da qualcuno che mette una bomba.
Proviamo a pensare anche a chi a noi è più vicino: nelle nostre città pure tanto ricche c’è
qualcuno che quotidianamente bestemmia contro questa vita senza lavoro, senza casa, sen-
za un domani e senza futuro.
Proviamo anche a pensare a chi la propria vita la butta via nei modi più svariati, o la di-
strugge agli altri, magari parenti stretti, con gesti sconsiderati (omicidi, femminicidi) o gra-
vemente lesivi (penso all’acido sul viso di qualche cronaca recente).
Questa è la nostra realtà, il mondo in cui viviamo, insomma il presente, ci piaccia o no.
Ma la realtà parla anche di questa bella canzone, classificatasi seconda a Sanremo 2017,
scritta da una cantautrice toscana per la Mannoia la quale, come sempre, la interpreta magi-
stralmente.
Il testo è molto bello, non retorico, di estrema attualità, scorrevole, ed il messaggio è sem-
plice: la vita è perfetta e siamo noi che dobbiamo imparare a tenercela stretta.
Tenuto conto di quanto scritto all’inizio (sul tema della vita ci saranno sempre opinioni
differenti e i classici “se” e “ma” e i distinguo non finiranno mai) vorrei finire con l’ennesi-
ma parola di incoraggiamento.
Ognuno di noi è diverso dagli altri, unico, irripetibile. Ci è stata donata una vita, una vita
di settanta, cinquanta, novanta o trentacinque anni: nessuno può dire dove finisce il suo de-
stino. Un regalo, quindi, da scartare ogni giorno fino a che la carta non finisce e, come cita
una vecchia canzone, “un regalo non si butta mai via“ .
Conserviamo questo regalo anche nei giorni di pioggia, di disperazione, di perché sono
venuto al mondo, di un licenziamento, di una notizia di una grave malattia, di un lutto im-
provviso.
Perché ci saranno giorni più belli in cui ti verrà voglia di riguardare quel vecchio regalo,
di ringraziare chi te l’ha fatto, e in quei momenti felici la gioia sarà tre volte più grande del-
la disperazione e la speranza di un domani migliore potrà essere non solo un progetto.
Bisognerà far festa, una grande festa come noi la stiamo facendo in questi giorni di mag-
gio. E allora… ”che sia benedetta“ anche la nostra festa!
Giovanni