Pagina 17 - Il Tassello

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Sulla festa...
L
e principali feste del Cristianesimo sono Natale e Pasqua, più l’Annunciazione e l’As-
sunzione; ci sarebbero pure il Corpus Domini e la Pentecoste che da noi non hanno
più la valenza di un tempo, ma che in paesi come la Germania (ci tornerò tra poco) si
celebrano ancora. E ogni parrocchia ha la sua festa patronale. Ma non tutte le feste nascono
con la religione, ci sono molte celebrazioni laiche con una tradizione radicata e sempre molto
popolari, occasioni che trovano il loro svolgimento in un luogo ad esse deputate o tra le mura
domestiche in riunioni familiari. Ed eccoci alla Germania. Nel 1158 Enrico il Leone, duca di
Sassonia, cugino di Federico Barbarossa, fondò un accampamento militare chiamandolo Muni-
chen (presso i monaci), la città nota agli italiani come Monaco di Baviera. 652 anni più tardi,
nel 1810 in occasione del matrimonio tra il principe Ludovico di Baviera e Teresa di Sassari, si
diede vita a una serie di feste culminate in una corsa di cavalli a cui assistettero 40.000 perso-
ne chiamata, appunto, Oktoberfest. L’attuale fiera si svolge tra fine settembre e inizio ottobre
in un’enorme area ad essa dedicata, dove vengono servite le più importanti birre tedesche in
boccali da un litro ,viene suonata musica popolare, ed è contornata da diverse manifestazioni
e attrazioni. L’apertura della prima botte è un evento nazionale trasmesso in diretta televisiva,
e c’è una sorta di parco dei divertimenti con giostre di vario tipo, probabilmente per aiutare
gli astanti a rimettere quanto ingerito. Ultima curiosità: all’Oktoberfest ci sono i classici carri
per il trasporto delle botti trainati da impressionanti cavalli da tiro che devono essere alti non
meno di due metri al garrese. Deve essere davvero tanta roba. Ogni tanto gli oziosi aristocratici
danno origine a qualcosa di buono.
Ora attraversiamo l’Atlantico e andiamo in America. Agli inizi del 1600 un gruppo di pionie-
ri perseguitati in patria decisero di abbandonare l’Inghilterra alla ricerca di fortuna nel Nuovo
Mondo. Ma il terreno che trovarono non era adatto alle colture abituali, e solo con l’intervento
dei nativi americani che insegnarono loro a coltivare il mais e ad allevare tacchini riuscirono a
cavarsela. L’anno successivo, dopo aver superato a fatica l’inverno, i coloni poterono usufru-
ire di un raccolto abbondante e organizzarono un pranzo per rendere grazie a Dio invitando
anche i nativi. Magnifico, ma la Storia ci insegna ben altro. Negli anni e nei secoli succes-
sivi vennero perpetrate gravi persecuzioni ai danni degli indiani d’America per vari motivi
(territorio,risorse,razzismo), non rispettando trattati, schiavizzando i giovani e distruggendo
i vecchi, ordendo massacri ad armi impari; un vero e proprio genocidio che ha quasi del tutto
spazzato via la cultura dei nativi americani. Bel ringraziamento. Oggi gli americani celebrano
questa festività a tavola, strafogandosi di tacchino, castagne, patate e dolci di vario genere,
mangiano come Galliani al calciomercato. Anche la nostra parrocchia ogni anno mette l’abito
della festa, ma quest’anno sarà diverso con il restyling apportato alla chiesa e il cinquantesimo
anniversario. 50 anni fa la nuova parrocchia di Santa Maria Regina riuscì in qualcosa di asso-
lutamente non scontato: far convivere e integrare fra loro comunità molto diverse; chi già abi-
tava qui accolse senza battere ciglio immigrati da ogni parte d’Italia, e all’epoca non era poco.
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Matteo