Pagina 14 - Il Tassello

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La carità tra accoglienza e ririfiuto
A
ccoglienza? Rifiuto? Adesso cosa scrivo?
Questa è stata lamia prima reazione iniziando quest’avventura di “scrittrice”.
La seconda frase che mi ha subito avvolto la mente ed il cuore, invece, è stata
“La prima accoglienza che ciascuno vive è la relazione figliolanza-maternità”. Ogni
volta che si aspetta un bimbo è come ospitare qualcuno.
Eh sì, ritengo che accoglienza e ospitalità vadano “a braccetto”. Nella mia famiglia
d’origine questi due concetti erano fondamentali, ma che dico concetti, proprio valori
osservati e tramandati.
A casa della nonna materna, ad esempio, c’era sempre un bicchiere di tè freddo per i
piccini e uno di vino bianco o di aperitivo per gli adulti.
Permettetemi una parentesi con un racconto sulla dolcezza di mia figlia: una sera la
nonna materna arriva a casa nostra per curarla qualche ora e permettermi di uscire
e lei corre a prendere un paio di ciabatte e dice: “Tieni nonna, mettile, ti presto le
ciabatte della mia mamma; sono comode”.
Accoglienza, dicevo, come dono della vita nel doppio senso della relazione: la madre
dona la vita, cioè mette al mondo il bebè ma anche dona la propria vita perché da quel
particolare istante in cui lo vede non sarà più la stessa, avrà altre priorità, cambierà gli
interessi, gli orari e perfino i gusti.
Mi torna spesso in mente una frase sentita una sera ad una conferenza: accogliere è
fare spazio. E ovviamente non si intende solo lo spazio fisico della casa dove dovranno
iniziare ad essere presenti fasciatoio, carrozzina…ma innanzitutto il bebè si fa spazio
all’interno del grembo materno.
È un legame unico che si crea e nulla può poi spezzarlo; addirittura la morte, come
ci insegnano le povere madri che hanno subito questo lutto contro natura.
Certo Natale è ancora lontano ma il pensiero corre subito a Maria, madre per
eccellenza, accogliente per vocazione.Ogni madre accetta di ospitare la nuova creatura
dentro sé per qualche mese ma poi vede una parte del proprio cuore che cammina
fuori di sé per tutta la vita.
Mi spiace davvero per le donne che non hanno la fortuna di vivere quest’esperienza
o sono costrette a rinunciarvi per qualsiasi motivo.
Concludo la mia semplice riflessione ammettendo la facilità di accogliere i bambini
poiché donano più di quanto guadagnino, sono spontanei e predisposti alla tenerezza
e quindi hanno tutta la mia ammirazione quelli che si dedicano, invece, al volontariato
con gli adulti.
Accoglienza: dono di sé
Scrittori liberi
Sabrina