Pagina 12 - Il Tassello

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La carità tra accoglienza e ririfiuto
L
uglio scorso: la scuola estiva frequentata da mia figlia (1° elementare) organizza una
serata con le stelle, ritrovo alle 21 presso la scuola, breve introduzione da parte di un
“esperto”ed infine osservazione del cielo notturno,avvalendosi anche di un semplice
astrolabio di carta,preparato per l’occasione dalle maestre (si, lo so,non le pagherannomai
abbastanza quelle povere martiri).
Arriva l’ora tanto attesa, finalmente fa buio. Uno sciame di ragazzini vocianti scende in
cortile per l’osservazione. Considerate un cortile nel cuore della città, con muri alti sino al
secondo piano, in una giornata estiva non perfettamente limpida e con le luci artificiali a
completare il quadro…in pratica si vedeva giusto qualche puntino luminoso.
Eppure… l’entusiasmo di quei bambini era veramente incredibile; ogni volta che una
stella veniva identificata scoppiavano esclamazioni di giubilo (anche quando qualcuno ha
trovato la croce del sud…). Il massimo è stato quando una meteora ha fatto la sua timida
apparizione ; probabilmente neppure i Re magi si erano eccitati tanto a veder sorgere la
stella di Gesù.
Dante uscendo dall’inferno dice “infine uscimmo a riveder le stelle”, per ricordare che
non esiste solo il mondo materiale cui dedicarsi. Quando è stata l’ultima volta che avete
alzato gli occhi dal quotidiano? Ognuno risponda liberamente a se stesso, con onestà.
Yuk! Yuk!! E buon Natale da Pippo!
Se qualcuno sperava in un piatto succulento da proporre al pranzo di Natale, temo
che resterà deluso. Ho deciso infatti di proporre un piatto povero, tipico dell’entroterra
marchigiano. Già, la zona del terremoto, di cui i giornali quasi non parlano più ma la cui
popolazione è tuttora in buona parte sfollata…per non dimenticare. E se gli ingredienti
non sono proprio alla portata di mano, beh, si può fare un salto in internet per ordinarli
online e sostenere l’economia locale!
Farina di roveja 250 gr
Filetti d’alice sottosale
Aglio, olio, pecorino stagionato
Preparare una polenta portando ad ebollizione circa 2 lt d’acqua leggermente salata,
unire la farina di roveja e far cuocere circa un’ora, mescolando continuamente. Ver-
sare la polenta nei piatti e coprire con una salsina ottenuta facendo sciogliere nell’olio
aromatizzato con l’aglio i filetti di acciuga. Spolverare con abbondante pecorino e
servire caldo. Si accompagna ad un calice di vernaccia di Serrapetrona
Infine uscimmo a riveder le stelle
La cucina di Pippo
Silvio