Pagina 14 - Il Tassello

Versione HTML di base

14
La carità tra accoglienza e ririfiuto
Oh cielo…………..
Oh cielo un nuovo alunno !!!
Il Dirigente scolastico passa ad avvisare che arriverà un nuovo alunno lunedì in
classe e ciò che subito salta alla mente è proprio quell’espressione “ oh cielo”.
Eh si la preoccupazione è su due fronti: come sarà il bambino e quale effetto avrà sul
gruppo classe. Ovviamente la docente si preoccupa anche della futura collaborazione
con i genitori ma questo solo in un secondo momento.
L’insegnante chiede subito il motivo del trasferimento perché, evidentemente, è di
fondamentale importanza. L’attenzione iniziale verte su come accogliere il bambino
in classe e su come preparare i compagni al nuovo ingresso; la docente immagina,
cerca, predispone insomma lavora già per il bene del singolo e della classe poi però
deve ammettere a se stessa che non dipende solo dalla sua volontà o dall’impegno
dedicato ma dalla risposta del gruppo classe.
Dopo aver messo il massimo per il nuovo inserimento sereno dovrebbe affidarsi
nella preghiera a chi davvero può raddrizzare anche le righe storte.
Come diceva un sacerdote a noi caro una volta in un’omelia splendida: “ …dobbiamo
liberarci dall’ansia da prestazione a cui siamo abituati e ammettere a noi stessi che noi
facciamo quel che possiamo ( al meglio) ma poi per la perfezione ci vuole l’intervento
del Signore”. Eh si siamo vicini a Natale e accogliere il Bambino non può che essere
il centro del nostro pensiero.
È Lui l’inizio e la fine, Lui la guida e colui che ci accompagna e ci consiglia
quotidianamente con il suo Santo Spirito. Questo non per toglierci responsabilità
o essere superficiali ma proprio per essere sereni che non siamo soli ad affrontare le
situazioni.
Inoltre, i bambini sono più bravi di noi a calarsi nelle nuove situazioni.
Il cielo di Natale è tutta meraviglia e stupore (se poi vi è la neve l’atmosfera è ancor
più magica) ma il buon cristiano non può non pensare subito che quel bimbo sarà poi
condannato, tradito ed ucciso per amore di tutti e ciascuno.
La tenerezza quindi, per questo bimbo indifeso diviene poi profonda gratitudine per
il dono di sé unico ed inimmaginabile.
Per concludere direi che dovremmo imparare ad affidarci di più al Cielo nel vero
senso della fede più che all’esclamazione iniziale un po’ superstiziosa e vivremmo più
sollevati e sereni.
Oh cielo. .... la meraviglia delle sorprese
Scrittori liberi
Sabrina