Pagina 12 - Il Tassello

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La carità tra accoglienza e ririfiuto
Gloria dal basso della terra/Gloria dal più infame degli stermini
Gloria nella carestia/Gloria nella guerra più atroce
Gloria, gloria ,gloria/Solo Tu hai la forza con la Tua gloria
Di asciugare le lacrime/di portare nella Tua gloria
nell’alto dei cieli/i vinti della terra,
i vinti della terra/i vinti della terra.
1 cipolla ed una carota, un pizzico di peperoncino
1 litro di brodo vegetale/acqua di cottura
Pepe e sale, olio quanto basta, un cucchiaio di rosmarino, salvia e alloro tritati
Per prima cosa il giorno prima dovete mettere a bagno la roveja, sciacquatela e las-
ciatela riposare per circa 12 ore. Il giorno successivo, preparate un soffritto a base
di cipolla, carota, peperoncino in cui verserete poi la roveja già cotta (40’ dall’inizio
bollore), lasciando che si insaporisca. Ravvivate poi la fiamma con mezzo bicchiere di
vino bianco e aggiungete il brodo vegetale fino a coprire i legumi. Lasciate cuocere
per poco meno di un’ora, fino al raggiungimento della giusta consistenza della zuppa,
aggiungendo eventualmente brodo o acqua calda quanto serve. Solo a questo punto
aggiustare di sale e pepe. Servire la zuppa dopo averla fatta riposare e insaporire
con gli aromi tritati, gustandola abbinata a crostini di pane tostati e strofinati all’aglio.
Da accompagnare ad un calice di vino rosso umbro o dell’entroterra marchigiano.
Più in basso di così…
La cucina di Pippo
Silvio
Q
uesto è il Gloria della “Messa per Giovanni Paolo II”, scritto e realizzato all’inizio
del nuovomillennio dai giovani del Sermig diTorino, che dà anche il nome a tutta
l’opera.
Il canto del gloria è la parabola della vita degli ultimi della terra; dal fondo più oscuro
della nostra esperienza umana, la gloria di Dio opera con la Sua grazia e l’uomo rinasce, si
trasforma e cambia.Cosa c’è più basso della terra,del suolo dove poggiamo i piedi? Niente.
Eppure anche questo niente porta in sé una promessa: se lo si vuole, se lo si crede possibile,
se si ha fede di poterlo fare, se si ha fede nella mano che Dio ci tende, allora da questo
punto più basso si può solo risalire.
La ricetta che propongo prosegue la tradizione della cucina povera dell’appennino umbro-
marchigiano e prevede l’uso della roveggia o roveja, legume coltivato fin dalla preistoria,
una specie di pisello selvatico, molto nutriente, rustico e di facile coltivazione, ma con
la caratteristica di crescere raso terra, cosa da meritare il soprannome di “pianta del mal
di schiena” per chi la coltiva e raccoglie, visto chi i baccelli possono essere raccolti solo
manualmente.
Yuk! Yuk!! E buon appetito da Pippo.