Pagina 14 - Il Tassello

Versione HTML di base

14
Attesa del Natale
2
8 ottobre 2018: dopo una domenica di saluto a don Attilio, a don Luca e a don
Giuseppe, e una di benvenuto a don Sergio e don Tiziano, non potevamo farci
mancare la domenica dedicata all’ingresso del nostro ormai ex-parroco nella
nuova comunità di San Luca Evangelista a Milano. Di buon mattino mi sveglio e,
sprezzante del comfort legato alla possibilità di raggiungere la chiesa di Città Studi
con un comodo pullman organizzato dalla nostra parrocchia, decido di mettermi
in viaggio in treno con una mia cara amica. Unico fastidio: un diluvio universale
protrattosi per l’intera durata del viaggio in treno, in metro e a piedi. Arrivate “zuppe”
davanti a quello che ormai pareva un miraggio, ecco sentire i primi commenti
tra le persone che prendevano posto sulle panche: “Altro che sposa bagnata sposa
fortunata.. qui abbiamo un prete bagnato e molto fortunato!”Questa osservazione,
apparentemente semplice e di poco spessore, si è innestata nella mia testa ed è rimasta
fino a quando non ho iniziato a scrivere queste poche righe. Sì, perché se ripenso a
questa giornata, densa nella sua estrema semplicità, scatta da subito nella mia mente
un’analogia proprio con la festa di matrimonio che si organizza per due sposi. Come
accade durante i matrimoni, anche nella chiesa di San Luca si sono riunite due
famiglie: quella di Santa Maria Regina, cresciuta insieme a don Attilio in questi 10
anni e disposta ad accompagnarlo (sebbene con fatica) verso il Nuovo, e quella di
San Luca Evangelista, pronta ad accoglierlo con quella gioia mista a curiosità tipica
dei parenti della sposa che si accingono a conoscere lo sposo. Nel momento in cui è
iniziata la Messa, ho avuto l’impressione che, se la cerimonia di saluto a don Attilio
svoltasi a Madonna Regina poteva aver assunto i tratti malinconici caratteristici delle
partenze, questa cerimonia non poteva che avere i tratti della Festa e della Felicità:
era sotto gli occhi di tutti il fatto che Dio avesse pensato per don Attilio una casa,
una famiglia, dei compagni di viaggio decisi ad amarlo. Tra questi compagni, vi era
anche una mia cara amica, sposatasi da poco, al cui fianco ho trascorso la cerimonia.
A conclusione della Messa, come tutte le feste di matrimonio che si rispettino, siamo
stati invitati al pranzo (per fortuna la quantità di portate era inferiore a quella dei
pranzi di matrimonio!). Tra un aperitivo, una pasta servita dagli adolescenti e giovani
della parrocchia, un secondo coronato da un’apprezzatissima torta, abbiamo mangiato
e bevuto in compagnia, mescolandoci all’interno della loro casa che con grande
gentilezza ci è stata aperta. Da questa giornata, di cui non mi dilungo a descrivere
ulteriori dettagli, mi porto a casa un grande insegnamento: sicuramente per don
Attilio, così come per tutti i sacerdoti che sono stati chiamati in una nuova parrocchia,
lasciare la propria casa, le persone della propria comunità, le proprie certezze per
ripartire ed essere catapultati in una realtà nuova richiede un grande sforzo, una
grande fatica fisica, mentale ed emotiva. Dio, però, chiede a loro, come a tutti noi,
proprio questo: “Vieni e seguimi”. Dio ci invita a lasciare tutto quello che abbiamo
costruito e a seguirlo senza troppi preamboli, troppi pensieri o troppi percorsi
preparatori. Ci chiede di imbracciare il nostro aratro, senza guardare troppo indietro.
Notizie dalla Parrocchia: il saluto a don Attilio
“Prete bagnato… prete fortunato!”