Pagina 14 - Il Tassello

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PENSIERI SULLA “KA” ROSSA
LIBERI SCRITTORI
I pensieri di questo mese hanno origine
da un aggettivo che spesso viene anche usato
come sostantivo: diverso. Non so quante volte
in una giornata ci capiti di usare questa parola!
Sicuramente l’ampia valenza semantica per-
mette a questo termine di comparire spesso e
volentieri nel nostro linguaggio quotidiano.
“Ma tu sei diverso da me!”, dice la moglie
al marito; “No, non è la stessa cosa, è
diversa!”, si usa spesso in una discus-
sione; “Impariamo ad accogliere il
diverso”, a volte è un obiettivo nella
programmazione didattica. “Non ci
possiamo capire, non riusciamo a la-
vorare insieme, siamo troppo diver-
si!”…e via di seguito.
Ma immaginandoci per un istante tutti
UGUALI, con le stesse idee, gli stessi gusti, lo
stesso carattere, uguali nei modi di fare, nel
modo di amare…che noia! ci sentiremmo come
se aprendo la confezione di un puzzle trovassi-
mo mille pezzi tutti uguali. Penseremmo che
per fare un puzzle, bastava un pezzo solo fatto
così, poi a partire da lui si sarebbero dovuti co-
struire gli altri pezzi a incastro perfetto.
L’uomo spesso purtroppo ama appiattire
la sua fantasia creando cose “in serie”, tutte
uguali; vediamo per esempio la fila di auto
nuovissime e luccicanti fuori dalla fabbrica che
le ha prodotte, o le magliette di Kakà che ven-
gono vendute in quantità elevata data l’abilità
di questo calciatore: sono davvero tutte uguali!
La fantasia di Dio non si esaurisce mai! Tra le
migliaia di foglie appena spuntate non se ne
trovano due uguali, come pure tra le margherite
sbocciate in primavera in un prato!
Nella lettura che abbiamo a-
scoltato il giorno di Pentecoste
san Luca racconta gli effetti che
lo Spirito Santo produce in ognu-
na delle persone radunate insie-
me: parlano lingue diverse e si
fanno capire da ogni persona
che incontrano.
Lo Spirito crea diversità,
fa emergere e scoprire l’originalità che matura
in ogni persona. Chissà domani cosa mi farà
capire…Forse è importante avere un atteggia-
mento sempre aperto e disponibile ad accoglie-
re il diverso, perché in fondo se l’altro è diver-
so da me, mi renderà diverso da come sono og-
gi e mi troverò a sorprendermi di come sono
cambiato!
S
UOR
C
RISTINA
DIVERSO, MA COME?
Ricordo che durante una
messa celebrata da don Stefa-
no avevo ascoltato con molto
interesse l’omelia del famoso
passo del vangelo sulla guari-
gione di un cieco nato (Gv 9;
1-41). Da quel passo ho tratto
il seguente insegnamento: 1)
Ciò che ai nostri occhi può
apparire come una colpa o
un’ingiustizia altro non è che
una manifestazione delle ope-
re di Dio (non si suol dire in-
fatti che “non si muove foglia
che Dio non voglia”?). E se
ciò è vero chi pretende di giu-
dicare l’operato di Dio pecca
indubbiamente di superbia. -
2) Vi sono due tipi di cecità:
quella fisica (o corporale) e
quella spirituale. E’ solo que-
st’ultima che impedisce di
trovare la fede in Cristo. - 3)
Poiché i pregiudizi sono quasi
sempre cattivi consiglieri è
bene sgombrare la mente da
qualsiasi preconcetto.
E’ questo un tema che mi ha
sempre appassionato perché
mi rendo conto che per fare
piena luce sui fatti occorre
imparare a
distinguere l’ap-
parenza dalla realtà
(così
come la cecità corporale dalla
cecità spirituale). Senza vo-
lerlo, la mente mi è corsa ad
una mia analisi di un paio d’-
anni fa, della quale riporto –
qui di seguito - il contenuto:
<Come si suol dire, giu-
stamente, “i proverbi sono la
sapienza popolare”. Ciò pre-
messo cito quattro proverbi
APPARENZA E REALTA’