Pagina 11 - Il Tassello

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Gli occhi di Maria portano il suo
e nostro cuore a gioire di ciò che
nel mondo suo figlio ha già rea-
lizzato. Il suo, è uno sguardo
contemplativo, pieno di meravi-
glia, stupore e gratitudine per la
poderosa azione dello Spirito
santo nella storia degli uomini.
Il sentimento di Maria, raccolto
nelle parole del
magnificat
, elo-
gia il Signore, esulta, non si trat-
tiene dall’esplosione di vita che
sente nascere dentro, perché Dio
sceglie gli umili, fa grandi cose,
santificando così il suo nome
divino.
Il cuore di Maria gioisce perché
vede la misericordia di Dio che
si estende di generazione in ge-
nerazione, di comunità in comu-
nità, con una mano tenera e ami-
ca che ha potenza per disperdere
i superbi e rovesciare i troni di
questo mondo.
Come Maria anch’io oggi vedo
in voi la misericordia di Dio che
si estende di generazione in ge-
nerazione; vedo tante comunità
(S. Maria Regina, S. Maria alla
Fontana, S. Teresa di Gesù Bam-
bino, San Michele arcangelo di
Figino Serenza …) che sono let-
tera viva dell’amore di Dio.
Vi guardo con rispetto perché
siete creazione di Dio, e so che è
anzitutto Lui, il pastore unico e
supremo, che si prende cura e
nutre la sua chiesa come la sua
propria carne.
Quando vi vedo davanti a me,
chiedo a Dio occhi limpidi e
profondi che suscitino in me
sentimenti di gratitudine, stima,
cordialità, lode e portarvi così
nelle mie preghiere.
Maria Regina è custode e
madre della chiesa. Nostra Si-
gnora ha vissuto e vive per il
bene della comunità: da Maria
Regina, risorta e viva accanto a
suo figlio, impariamo a custodi-
re questa nostra parrocchia, pro-
prio come lei e suo figlio hanno
fatto e continuano a fare.
La regalità di Maria e di Gesù si
dipana nel servizio a tutti, ma
come dice il testo evangelico
odierno, - che, unico nei vange-
li, mette una chiarissima identità
tra Gesù e i piccoli,- è finaliz-
zata al servizio dei più piccoli e
poveri.
La signoria di Gesù e di Maria è
servizio per i più poveri.
La nostra comunità ha il compi-
to di guardare alle sue odierne
povertà che si definiscono ormai
non solo nella indigenza econo-
mica.
I nostri poveri oggi sono le fasce
giovanili devastate dall’incapa-
cità di trovare un senso per la
vita, dalla sfiducia verso un
mondo adulto che, di fatto, li
emargina in ruoli secondari. Un
giovane discriminato è un falli-
mento educativo per la chiesa e
la società civile. Poveri sono i
giovani vinti da una esistenza
per la quale non ci sia neppure
un buon motivo per rinunciare
alla stessa vita.
I nuovi poveri sono quelle per-
sone che a motivo della propria
situazione matrimoniale si sen-
tono, e a volte la loro percezione
è giustificata dai fatti, esclusi
dalla chiesa. Mi riferisco alle
tante situazioni di credenti che,
per i motivi più diversi, sono
conviventi, divorziati e risposati.
La nostra comunità non può far
finta che queste persone non esi-
stano: anzi verso di esse dovrà
esprimere quella misericordia
speciale che Gesù riservava agli
esclusi del suo tempo. Una sa-
piente azione capace di coniuga-
re verità e misericordia permet-
terà a molti di riallacciare i fili
dell’amicizia con la comunità,
ed esprimerà con maggior coe-
renza il mandato di misericordia
di Gesù.
C’è una povertà diffusa e misco-
nosciuta che attanaglia tutti noi
e si insinua nelle pieghe della
nostra mente. Si tratta di una
sorta di indolenza strutturale che
rende tristi e insoddisfatti della
vita. Noi, figli di Dio e fratelli
del Risorto, non possiamo essere
mesti e angosciati, curvi sulle
nostre faccende personali e dedi-
ti al culto della propria indipen-
denza. Gesù ci chiama ad essere
contenti, soddisfatti della nostra
vita per il semplice e formidabi-
le motivo che Lui ha già vinto la
storia, che Lui è la vita risorta, e
che a questa fonte inesauribile
noi partecipiamo attraverso la
chiesa e le molteplici iniziative
dello Spirito santo. Se ognuno di
noi fosse più felice della vita,
proprio perché cristiano, la co-
munità avrebbe i tratti espliciti
del la accogl ienza, sarebbe
proiettata al futuro con grande
fiducia, non ci sarebbero più
poveri e la società civile stessa
ne trarrebbe grande giovamento.
Tutto ciò è possibile a patto che
si abbandoni una fede fatta di
consuetudini senza pensiero,
culto senza anima e partecipa-
zione ecclesiale senza partecipa-
zione personale a Gesù. Questa
via, realmente praticabile, passa
attraverso l’ascolto umile e sin-
cero della Parola di Dio, la cele-
brazione dei sacramenti, e un
impegno della volontà senza ce-
dimenti.
Guardando il crocifisso o
semplicemente ispirandosi ad
esso, la nostra comunità e la so-
cietà civile, qui rappresentata
nella persona del signor Sindaco
Gianluigi Farioli, possono dav-
vero promuovere e sostenere
azioni di giustizia e di pace pro-
prio a cominciare dal nostro
quartiere. Il cristiano contento
partecipa attivamente anche alle
sorti della sua città, la tutela e la
difende, e, se necessario sacrifi-
ca se stesso per essa. La nostra