Pagina 5 - Il Tassello

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Ferma da-
vanti all’imbocca-
tura della mia stradina,
aspetto da un po’ di poter
svoltare a destra, ma il flusso costante delle
auto alla mia sinistra non accenna ad arrestarsi.
Ad un tratto un’auto si ferma e il condu-
cente, con un sorriso, mi fa cenno di passare,
indovinando la mia fretta.
Lungo i corridoi della mia scuola, una collega
che conosco di vista mi saluta, chiamandomi
per nome…
Al supermercato una commessa, vedendomi in
bilico tra sacchetti e bambini, mi da una mano
a sistemare la spesa…
Attimi come questi mi mettono allegria,
mi fanno venir voglia di dire grazie a chi, an-
che solo per un istante, mi ha dedicato un ge-
sto, una parola, un po’di sé…
Quando mi sento così mi viene voglia di essere
gentile anch’io, di trasmettere un po’ della mia
gratitudine a qualcun altro.
Se ci soffermassimo su queste sensazioni
e le facessimo davvero nostre ci abitueremmo a
riconoscere nella nostra vita tutte le infinite
occasioni per essere grati che ci vengono offer-
te.
E’ come una caccia al tesoro, in cui que-
ste occasioni sono gli indizi da trovare per
giungere al tesoro:la scoperta di quanto Dio fa
continuamente per noi e il bisogno di dirgli
“grazie” che ne deriva. Una ricerca per niente
facile, perché siamo abituati a notare soltanto
le storture e le ingiustizie che la vita ci mette
davanti e la nostra memoria è più incline a trat-
tenere ciò che di negativo abbiamo vissuto, ma
resa possibile da un costante allenamento ad
accorgersi del bello che, in mille forme diverse
e sempre gratuitamente, ci viene offerto ogni
giorno.
Accorgersi degli altri, per accorgersi di
Dio. Imparare a ringraziare gli altri, per impa-
rare a ringraziare Dio.
C
HIARA
suoi doni e affidarci a Lui, perché la tenebra é
fitta.
Pensiamo allora a Francesco e al suo
Cantico delle Creature, stupendo inno di lode
al Dio Creatore… “
Laudato sii, mi’ Signore
” :
dal cuore di San Francesco queste parole sgor-
gano dopo una notte terribile, quando, fiaccato
dalla malattia, dalle privazioni, dai topi che in-
vadono senza tregua la sua povera cella, egli
trasforma la sua sofferenza nella lode più ap-
passionata.
“Laudato sii, mi’ Signore, per fratello so-
le…”, e per la luna, le stelle, l’acqua, il fuoco:
sembrano le parole di un giovane musico che,
nella brezza primaverile, percorre in letizia le
fresche e verdi campagne umbro-marchigiane
ed invece
è il grido di un uomo malato
, pros-
simo alla fine, sofferente di un dolore agli oc-
chi così vivo da non poter più vedere!
Nel buio della cecità, nella notte dei suoi
tormenti,
Francesco viene illuminato dalla
luce
della speranza
: la Presenza Divina che
abita nel suo cuore lo rende certo che le sue
sofferenze saranno premiate ed il Signore
stesso sarà la sua ricompensa.
E’ allora che le sue tenebre si trasfor-
mano in luce
ed egli può lodare con passione e
tenerezza quel Dio al quale, dopo la crisi, si
affida completamente: dal buio alla luce, dalla
tentazione al “fiat”!
Abbandoniamoci anche noi al Dio Bam-
bino, nella luce della fede e
accettiamo che le
nostre tenebre vengano abitate dalla Sua
Presenza
, fonte di gioia e di speranza.
Una luce si è levata per il giusto, gioia
per i retti di cuore
. Rallegratevi, giusti, nel
Signore, rendete grazie al suo santo no-
me
.”
(Sal. 96)
Anche noi, allora, presto! a lodare il
Signore coi pastori e con gli angeli, insieme
alla gente semplice che accorre alla culla, lieta
e curiosa, nella luce di un cielo stellato…
M
ARIA
L
UISA
CACCIA AL TESORO
DA UNA SEDIA