Pagina 17 - Il Tassello

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Non è più capace di sognare altro, perché non
vede altro. In realtà nessuno dei carcerati desi-
dera veramente la libertà, tanto che uno di essi,
ottenuta la libertà vigilata, non regge alla nuo-
va vita e sceglie di togliersela.
La voce fuori campo, che è poi quella dell’ami-
co del protagonista (Red), e che accompagna
tutto il film, esprime bene lo shock che Andy
provoca in tutti i compagni di prigionia.
Lui è diverso, lui rimane se stesso, coltiva i
suoi hobby e le sue qualità, si pone degli obiet-
tivi e li persegue sino a raggiungerli. Con la
novità del suo stile sa cambiare anche la qualità
dei rapporti all’interno dell’istituto di pena e
riesce a creare uno spazio di bel-
lezza e libertà nel carcere: una bi-
blioteca.
Grazie alle sue competenze in
campo finanziario diventa anche
complice dei traffici illeciti del
direttore del carcere, così da otte-
nere per sé e per i suoi amici condizioni
di vita migliori.
Insomma, Andy è per tutti una continua novità,
un modo diverso di affrontare la realtà.
Si può dire che lui sappia risvegliare la speran-
za nella mente e nel cuore dei suoi compagni.
Queste persone si riconoscono istintivamente e
penso che ognuno di noi abbia il dono di incon-
trarne qualcuna sul suo cammino.
Non lasciamole passare invano, custodiscono
ed elargiscono un tesoro raro e prezioso.
Ci svegliano, ci affascinano, ci fanno anche del
male, ma ci fanno vedere le cose come sono.
È paradossale, ma è più vera ed umana la vita
che “desideriamo”, che non quella chiusa nelle
nostre “scatole rassicuranti”.
Nei nostri sogni coltivati con amore e dedizio-
ne è custodito il segreto della gioia profonda
che può inondare il nostro cuore.
A questo noi siamo chiamati. Non possiamo
accontentarci di niente di meno.
È questo il regalo più prezioso che Andy lascia
al suo amico Red.
Andy riesce ad evadere e non è più vicino al
s u o
amico, ma lo lascia di fronte ad una
scel ta: usci to dal carcere può
“normalizzarsi” in un’altra gabbia, o
può seguirlo e condividere qualcosa
di più grande.
Naturalmente il film si chiude
con la scelta della vita
e della libertà da parte
di Red, ma sappiamo
tutti la fatica ed il co-
raggio che servono per
“obbedire a sé stessi”, e non è
cosa scontata.
Mi viene in mente che nella Bib-
bia il verbo “peccare” in ebraico
significa: fallite il bersaglio. Il peccato non è
una “cosa”, ma il non rispondere pienamente
alla verità di sé stessi e buttare via la propria
vita.
Questo film ci invita a non peccare, cioè a vo-
lerci bene.
M
AURIZIO
DAL CONSIGLIO PASTORALE
La seconda sessione sulla questione gio-
vanile si è svolta l’8 gennaio 2009. La relazio-
ne di suor Cristina ha sviluppato l’aspetto della
religiosità nei giovani. L’ascolto ha messo in
evidenza come alla particolare attenzione della
Chiesa, che considera la giovinezza tappa
chiave per la vita di ogni uomo e dono per la
società, non corrisponde l’immagine che i gio-
vani hanno di essa: la vedono chiusa, preoccu-
pata a dar leggi mentre la vorrebbero acco-
gliente e attenta ad imparare il loro linguaggio.
In seguito l’assemblea si è interrogata su come
la Chiesa possa risvegliare l’interesse giovani-
le.
Ci siamo chiesti quali potessero essere i
luoghi e le occasioni per avere dialogo di senso
con loro, come riavvicinare chi si era allonta-
nato e come concretamente aiutarli. Si crede di
individuare nei laboratori della fede, nella for-
mazione di un consiglio dell’oratorio e nella
costituzione di un centro giovanile risposte
concrete. Il centro giovanile dovrebbe essere
uno spazio concreto per stare con gli altri, un
luogo aperto e in dialogo con le altre realtà del
quartiere e della città per dare risposta a vari
interrogativi. Il consiglio dell’oratorio oltre a
coordinare le varie attività lavorerebbe per or-
I GIOVANI
E IL FUTURO DELLA PASTORALE