Pagina 5 - Il Tassello

Versione HTML di base

5
L’amore opera
Musica Maestro!
Perché insegnare
I
l tema proposto fa parte delle opere di
carità “Insegnare agli ignoranti” Devo
dire che questo io l’ho sempre fatto, ma
dopo aver veramente studiato tanto da altri che
hanno insegnato a un povero ignorante come
me: non ero certo tenero nell’apprendere e Vi
confesso che molte volte ho pensato di mollare
il tutto. Eh sì! È molto difficile stare a sentire
quei professori che cercavano di insegnarmi.
Il primo grande scontro l’ebbi con il mio in-
segnante di latino. Sembrava che si divertisse
a sottolineare in blu gli errori che facevo. “At-
tenti diceva perché ogni tre errori in rosso
è uno blu” Non ho mai capito tale
differenza. Bho! Ma la cosa che
mi faceva più rabbia era che
se tu avessi fatto il compi-
to in classe di latino tutto
giusto ti saresti meritato
solo, e al massimo, un
“Otto e mezzo”.
Venne poi il tempo nel
quale dovevo esercitarmi
alla guida per conseguire
la “Patente di guida” Non
vi dico, era una litigata con-
tinua con il mio istruttore.
Ricordo quella volta che scesi
dalla macchina durante la lezione
di guida e ritornai in Autoscuola a piedi.
Non vi dico le parole che ricevetti per tale atto
e fui costretto mio malgrado a chiedere scusa.
Non capivo di che cosa ma lo feci. Ritrovai il
mio istruttore titolare della scuola guida “San
Gregorio” di Busto Arsizio che esterrefatto mi
chiedeva se davvero volessi fare il “PATENTI-
NO DI ISTRUTTORE DI GUIDA” Mi guar-
dava con quel suo sorriso ironico, con quella
faccia da schiaffi, quasi a voler ridere di me.
Superai tutto molto brillantemente e diven-
ni un suo collega e rivale nell’insegnamento.
Non credo che quella fosse un opera di carità,
perché il tutto mi costo molte lire e parecchie
ore di studio. E lui continuava con quel suo
sorriso ironico...
Ma quello che mi fece veramente penare tan-
to fu il periodo di studi musicali al Conserva-
torio di Alessandria. La parola più bella che il
mio insegnante di Composizione mi diceva era:
“Stoppa lei è un ignorante” Ma povero profes-
sore, ma non capivi che io venivo a scuola da te
proprio perché ero ignorante e volevo carpirti
tutto quello che sapevi, volevo diventare più
bravo di te e questo ti dava molto fastidio.
Ti dava fastidio la mia tenacia, il mio conti-
nuare a rifare quando mi dicevi che avevo sba-
gliato, ti dava fastidio vedere tutte quelle ore
che dedicavo allo studio del pianoforte. Mi di-
cevi “Questo lo hai scritto in macchina mentre
facevi lezione di guida?” Eh sì! Scrivevo, scri-
vevo quando potevo e i miei allievi di
guida (Parecchi sono infatti quelli
che qui nella nostra Parrocchia
hanno conseguito il brevetto di
guida con me) mi guardavano
esterrefatti e pensavano che
non fossi del tutto giusto.
Povero maestro non ho
mai capito perché mi dice-
vi che dovevo smettere di
studiare musica e quando
mi diplomai eri così contento
da affidarmi l’incarico di inse-
gnante di “Armonia” nel Con-
servatorio di Alessandria nel qua-
le tu nel frattempo ne eri diventato il
Direttore. “Insegnare agli ignoranti,” opera
di carità, opera che noi uomini facciamo con i
nostri figli, e con tutte le persone a cui voglia-
mo bene. Lezioni, lezioni di ogni tipo per ele-
varci sempre più, per continuare la nostra vita
nei nostri allievi, nel sentirti dire: “ Ti ricordi
quando mi hai insegnato a guidare; ti ricordi
quando abbiamo fatto quel concerto; Ti ricordi
quando sbagliavi a pronunciare quella frase in
latino.” Sì mi ricordo, mi ricordo ogni vostro
sorriso, i vostri volti pieni di gratitudine e allo-
ra: su dai continuiamo, e tutti quelli che posso-
no insegnare ai fratelli più ignoranti di loro lo
facciano con il sorriso sulle labbra, lo facciano
con amore: “È un’opera di carità.”
Gianfranco