Pagina 6 - Il Tassello

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L’amore opera
Un lutto
Sala professori
M
entre scivola al suo posto alle 8 di una
mattina fredda dei primi giorni di ot-
tobre la ragazza M. mi dice “
sa prof
che domani vado a farmi il tatuaggio con il
nome di Davide
” (ved. “Un sacro senza sen-
so” del Tassello scorso). Rimango basito da
tale annuncio perché sapevo che M. era una
grande amica del ragazzo ma la questione del
tatuaggio mi risulta difficile da capire. Riesco
solo a dirle il mio stupore per la sua idea e un
pensaci bene prima di farlo
” un po’ indefini-
to. Non è un segreto per nessuno poi che M. ha
un ragazzo stabile da molto tempo conosciuto
anche dai compagni di classe: D. era proprio
un suo grande amico!
Rimugino tra me e me la questione. Al fune-
rale eravamo vicini. Con M. c’era anche la sua
famiglia: mamma, papà e fratellino. Conosco
la mamma perché con regolarità si presenta ai
colloqui con i prof., è una signora attenta ai
figli, molto semplice e alla mano. Intanto ri-
mugino.
La settimana successiva M. si presenta in
classe con un vistoso tatuaggio sul petto. La
scritta “Davide” è li appena sotto il collo la si
nota subito. Non c’è però stata occasione per
parlare con M.
Io intanto rimugino su come possa essere
cambiato il modo di ricordare i propri defun-
ti, quale senso di “aldilà”?, quale elaborazione
del lutto?, e se il lutto come periodo di passag-
gio, come momento di presa di coscienza della
nostra finitezza non esistesse più? E se fosse
tutto “liquido” e indefinito?
La settimana successiva finalmente riesco
a parlare con M., le chiedo come si sente con
quel nuovo tatuaggio addosso. Lei mi raccon-
ta i vari commenti avuti dal suo ragazzo, dal
papà di Davide e da altri, è contenta di que-
sto suo gesto perché anche la sua famiglia l’ha
apprezzato. Prende il cellulare e mi fa vedere
che anche sua mamma si è tatuata “Davide”
sul braccio insieme a lei. Le dico che mi fa’
piacere che sia contenta. Non ho altre doman-
de. Capisco di non capire e accetto la questione
così com’è. Resto a rimuginarmi addosso – sen-
za giudicare M. – cercando un perché. Mi sento
un po’
antico
nel ragionare. Qualcuno potreb-
be suggerire, “fatti i fatti tuoi” o “sono affari
suoi”. Io rimango dell’idea che la vita non si
possa misurare con “è tutto relativo/se piace a
lui o a lei va tutto bene” e che alcuni Valori –
come il rispetto della morte con i suoi tempi ed
i suoi riti – debbano essere certo modernizzati
ma non liquefatti in questa nostra difficile ap-
parente modernità.
Andrea