PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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Anno 2003
Numero 7 - Maggio 2003

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L'ARROSTO DI NONNA DOMENICA

Cucinare l?arrosto della nonna Domenica ? abbastanza facile perch?basta prendere: 7/8 etti di fesa di tacchino in una sola fetta, 1 uovo, 100 gr. di spinaci, grana q.b., 3 fette di prosciutto cotto tagliato spesso (3 mm.) e 3 fette di formaggio. Far rosolare in una noce di burro un po? d?aglio intero, che poi sar?tolto. Preparare una frittatina con l?uovo, un po? di parmigiano, sale e pepe. Spianare la carne, stenderci sopra il prosciutto, la frittata, gli spinaci ed il formaggio. Arrotolarlo e legarlo. Mettere il tutto in una pirofila con olio, aglio e salvia. Bagnare con vino bianco. Cuocere in forno a 180? per almeno 60 minuti.

La ricetta della nonna si tramanda di famiglia in famiglia, da una generazione all?altra: io sono fortunato perch?ho sposato proprio sua nipote. Seduti intorno a questa "specialit?quot; le famiglie, da quelle della nonna fino alla nostra, si riuniscono oggi come si riunivano 70/80 anni fa. Quest'arrosto ha conosciuto storie d'amore, fatica, rabbia, tristezza, pazienza, gioia: le storie di tutte le famiglie. Quale significato pu?avere tutto ci? A me piace pensare che questo piatto possa essere un piccolo segno di convivialit? di star bene insieme, di essere famiglia. Pu?essere un modo sincero di voler bene a chi ci ha preceduto (e adesso non c'?pi? e a chi verr?dopo di noi.

Tutto questo pu?sembrare un po? patetico ma, messo a confronto con ci?che le pubblicit?ci urlano dalla Tv, pu?essere che abbia un senso. Ultimamente, infatti, grazie anche al lancio di una nuova linea di paste fresche surgelate, l?intensit?degli spot di cibi pronti ?notevolmente aumentata. Risotto ai funghi porcini, pappardelle al sugo di cinghiale, pasta al rag?di cervo e altre tantissime specialit?sono l'oggetto di numerosi intervalli pubblicitari e sono facilmente reperibili nei banchi freezer dei supermercati.

I surgelati, talvolta, sono un vero aiuto perch? i ritmi di vita frenetici che conduciamo ci portano spesso a mangiare in modo alquanto?frenetico, ed ?comodo averne a portata di mano. E? per?vero che, queste specialit?precucinate, non hanno un'anima. Non hanno una storia, sono senza memoria, non hanno visto crescere i bambini, non potranno mai essere il piatto della nonna perch?sono sempre uguali, standardizzati, globalizzati. Dal canto suo, l?anziana signora (dei 4 salti) testimonial di cibi surgelati in TV, cerca di convincerci che le sue paste sono proprio "come quelle di una volta" e "come le faceva lei"; la giovane coppia del risotto (lei aggressiva e dominante, lui succube ed imbranato) ci segnala invece che un buon piatto di riso ?facilmente accessibile (basta scongelarlo) senza fatica, impegno e soprattutto legami famigliari: "Perch?sposarci!" non stiamo bene cos?".

Le aziende vogliono giustamente reclamizzare i loro prodotti e cercano di toccare i tasti giusti per indurci ad acquistare. Le pubblicit? del resto, sono le "sentinelle" degli stili di consumo di tutti noi e sono basate su serie ricerche scientifiche. E? probabile, quindi, che anche i nostri gusti e le nostre abitudini alimentari si stiano dirigendo nella direzione del surgelato confezionato e precotto. Io, in ogni modo, preferisco credere che dietro a una pasta "normale" (magari in bianco o fatta in fretta) ci sia un pezzettino della storia di chi l'ha preparata. Un modo semplice, ma concreto, per dire: "Ti voglio bene".

Andrea I.

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