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Battisteri
L’ottagono della bellezza

Romanici o gotici, nella forma evocano l’ottavo giorno, cioè la salvezza (ma a Pisa,circolare, rappresenta l’eterno). A Firenze custodisce il genio della città, a Parma c’è il simbolismo più denso, a Ravenna il passaggio dall’arte classica a quella cristiana

Di Antonio Paolucci (da Avvenire)

Sette sono i giorni della settimana. Di sette giorni ha avuto bisogno Dio onnipotente per creare il mondo. Poi ci sarà per tutti lOctava dies, il giorno senza tramonto dell'Eternità. Il battistero medioevale è ottagono perché con il sacramento del battesimo si entra nell'ottavo giorno, nel tempo infinito che è stato promesso a ogni credente. A volte l'edificio è a pianta circolare (come a Pisa) perché anche il cerchio è simbolo di perfezione e di eternità. Dio è un cerchio che ha la circonferenza ovunque e il centro in ogni luogo, dicevano gli antichi teologi.
Fermiamoci di fronte al battistero fiorentino di San Giovanni, perfetto ottagono di marmo bianco e verde. Le sue origini affondano nel mito. Era il tempio di Marte Ultore, antico come la città romana. Poi la giovane Chiesa fiorentina lo consacrò e lo dedicò al santo protettore Giovanni. Così raccontano le antiche cronache. Noi sappiamo che è una costruzione interamente romanica che ha preso forma compiuta mille anni fa, fra XI e XIII secolo. Da allora il battistero dei fiorentini è diventato Umbilicus urbis, immemoriale santuario del genio della città, emblema dei valori religiosi e politici, degli ideali e delle utopie che Firenze ha espresso nei secoli. Il valore identitario-patriottico si è sovrapposto a quello evangelico. Non lo ha oscurato tuttavia perché il battistero di Firenze conserva ancora oggi intatto e perfettamente comprensibile il suo formidabile significato catechetico. Un tempo si entrava per la porta di bronzo raffigurante la vita di Cristo che Lorenzo Ghiberti realizzò fra il 1401 e il 1425. «Chi per me passerà sarà salvo» dice l'Evangelista (Gv. 10, 9) e il credente sapeva che quella porta è figura di Cristo «ianua salutis», varco di salvezza. Una volta entrati nell'ottagono sacro si è nel sacramento del battesimo e dunque nell'universo «sub gratia» e nel tempo del Giudizio. Ed ecco i mosaici duecenteschi della volta a raccontarci, nell'ipnotico splendore dell'oro, la Maiestas Domini e il Giudizio. Gli angeli presentano i simboli della Passione come prove testimoniali del processo. Cristo, fulgido implacabile autocrate, accoglie i giusti con la mano destra, con la sinistra precipita nell'Inferno i malvagi.

Ai pari della cattedrale, il battistero è un libro scolpito e dipinto, sintesi di dottrina teologica, di catechesi, di massime sapienziali, di cultura laica; Biblia pauperum e Speculum mundi allo stesso tempo. Quando Benedetto Antelami fra il 1196 e il 1216 alzò nel cuore di Parma il suo ottagono foderato di marmi bianchi e rosa, volle che la squadra dei suoi lapicidi raccontasse tutto, ma proprio tutto: i mesi, le stagioni, i segni zodiacali, re David e il centauro, la regina di Saba ed Ercole, la storia sacra e il mito. Nel portale ovest (detto del «Giudizio Finale») la severità del tribunale divino è mitigata dai rilievi scolpiti che rampicano sui pilastri laterali. Gli uni raccontano la parabola della vigna (anche gli operai dell'ultima ora avranno piena mercede) gli altri descrivono le sette opere di Misericordia. Come dire che Dio accoglie in qualsiasi momento il peccatore pentito e che l'amore per il prossimo è la chiave del Paradiso. Nel portale sud lo scultore antelamico ha dato immagine a una iconografia di origine probabilmente buddista, molto popolare nel medioevo. È la storia di Barlaam e di Josaphat. Il rilievo rappresenta un giovane che arrampicato su un albero sta gustando un favo di miele e non si accorge, lo sventurato, che due roditori e un drago stanno consumando il tronco alla base. Intanto, a simboleggiare lo scorrere del tempo, le figure allegoriche del Sole e della Luna attraversano il firmamento sui loro carri celesti. Il tutto è trasparente metafora della vita che il Male insidia e che, nel veloce precipitare dei giorni, può finire all'improvviso, proprio quando ci sembra più dolce. Se poi entriamo dentro il battistero di Parma, rimaniamo sconcertati dalla vastità della decorazione ad affresco. Vera e propria Summa theologica realizzata da maestri di cultura occidentale e da botteghe bizantine fra Duecento e Trecento. C'è l'Antico e c'è il Nuovo Testamento, ci sono i patriarchi e i profeti, i dottori e gli apostoli, gli evangelisti e i re d'Israele, c'è la vita di san Giovanni e quella di Gesù. C'è, infine, a dominare l'immenso teatro sacro, la Deesis: Cristo in trono affiancato dalla Vergine regina del Cielo e dal Battista.
Fra tutti gli antichi battisteri italiani quello che mi affascina di più è il battistero della cattedrale di Ravenna, detto anche «neoniano» perché fu il vescovo Neone a costruirlo intorno o poco dopo la metà del V secolo. Questo edificio ottagono rivestito di mosaici e di stucchi al suo interno, mi affascina perché rappresenta il momento storico nel quale la cultura classica tardo antica, diventa idioma cristiano. Qui non ci sono scene apocalittiche. Al centro della volta è raffigurato il «Battesimo di Gesù nel Giordano». Intorno al battesimo si dispongono in circolo i dodici apostoli ritagliati contro il fondo azzurro cupo e divisi l'uno dall'altro da un cespo dorato di acanto. Indossano mantelli d'oro, portano fra te mani la corona simbolo della gloria celeste e si muovono vivacemente, festosamente quasi, del tutto consapevoli della loro individualità umana. Le stoffe coprono forme reali, espresse con sicuro rilievo plastico, l'ombra si addensa nelle pieghe dei panneggi, i volti diversi l'uno dall'altro sono definiti nei loro precisi caratteri fisionomici e psicologici. Immediatamente al di sotto della ruota degli apostoli, si dispiega una figurazione circolare che per il suo aspetto dichiaratamente mistico ed esoterico, ha reso possibili le più diverse interpretazioni. Gli elementi ricorrenti che si ripetono per tutto il giro della decorazione sono l'altare con il libro aperto e il trono vuoto sovrastato dalla Croce, l'uno e l'altro inseriti in un motivo architettonico di transenne ed esedre. L'idea che si vuole esprimere è probabilmente quella della santità dei Vangeli (il libro aperto) e della presenza invisibile del Salvatore (il trono vuoto segnato dalla Croce). Oppure - è l'interpretazione che mi piace di più perché ci riporta al concetto iniziale del battistero figura dell'Eternità - i seggi vuoti sono immagine della città ultraterrena, della Gerusalemme celeste che presenta i troni preparati per gli eletti fin dall'inizio dei tempi

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